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BERTA CACERES:

Uccisa per aver difeso la sua terra

Uccisa per aver difeso la sua terra, il suo popolo.
Uccisa per nascondere verità.

È questa la storia di Berta Cáceres, attivista indigena appartenente ai Lenca, una popolazione che abita la parte sud-occidentale dell’Honduras e che vive in una condizione di povertà e oppressione politica e culturale. È ancora una studentessa quando nel 1993 da vita al COPINH (Consejo Cívico de Organizaciones Populares e Indígenas de Honduras). Si tratta di un’organizzazione indigena e sociale volta a promuovere il miglioramento delle condizioni di vita delle comunità indigene Lenca e Honduras. La volontà è quella di lottare per il riconoscimento dei diritti politici, sociali, culturali ed economici di questi popoli.

Le proteste e le campagne di Berta per salvaguardare la cultura lenca e l’ambiente naturale in cui il popolo vive, sono riconosciute a livello mondiale. Nel 2015 le valsero il conferimento del Goldman Environmental Prize, il massimo riconoscimento per attivisti che si battono per cause ambientali.
Berta voleva garantire il rispetto della sua gente e della sua Terra, spesso vittime di speculazioni da parte del governo e di multinazionali che, attraverso progetti e costruzioni nel territorio honduregno, hanno messo a rischio la vita della popolazione.

L’obiettivo

Proprio contro uno di questi progetti furono indirizzate le battaglie che le costarono la vita: il progetto di costruzione di una serie di dighe idroelettriche sul fiume Gualcaraque a partire dal 2010.

Il complesso idroelettrico Agua Zarca, promosso dalla società honduregna Desarrollos Energéticos SA (DESA), creata nel 2008 unicamente per il progetto, prevedeva la costruzione di sbarramenti sul fiume Gualcarque permettendo de facto la privatizzazione del corso d’acqua e delle risorse naturali circostanti.

Numerosi furono i finanziatori internazionali che presero parte al progetto: il più grande sviluppatore di dighe Sinohydro, di proprietà statale cinese, l’International Finance Corporation, ente finanziatore della Banca Mondiale, l’FMO, banca per lo sviluppo olandese e Finnfund, un fondo finlandese per la cooperazione industriale.

Sin dall’ inizio i costruttori della diga violarono le leggi internazionali e locali riguardo ai diritti delle popolazioni indigene non consultando la popolazione locale riguardo al progetto.

Il fiume era ed è considerato dagli indigeni come un luogo sacro in cui risiedono gli spiriti guardiani del popolo

ed è la stessa Berta a sottolinearlo in occasione della premiazione per il Goldman Environmental Prize a San Francisco, ricordando che nella cosmo-visione Lenca l’uomo è un essere nato dalla Terra, dall’acqua e dal mais e che il popolo Lenca è il guardiano ancestrale dei fiumi.

Ma non solo

Il Rio Gualcaraque, oltre che sacro, risulta essere vitale per il sostentamento di più di seicento famiglie che risiedono nelle zone limitrofe al fiume, risorsa che rappresenta la principale fonte di approvvigionamento di acqua, cibo e medicine.

La costruzione rappresentava dunque un pericolo per la sopravvivenza della comunità ed è per questo che Berta si è battuta nel corso della sua vita.
Insieme agli abitanti locali organizzò proteste, incontri e azioni legali che portarono, nel 2013, ad un parziale successo. L’International Finance Corporation e la compagnia Sinohydro infatti si ritirarono dal progetto. La DESA invece continuò il suo piano, spostando però il progetto di costruzione della diga sul lato opposto del fiume.
Una parziale vittoria dunque per i Lenca, che portò Berta a rientrare nel mirino di coloro che sostenevano il progetto. Al primo posto vi era il governo locale: iniziarono così minacce e intimidazioni.

Queste provenivano anche da parte della stessa polizia che aveva il compito di proteggerla, dato che Berta era rientrata nella lista di persone in pericolo di vita in Honduras.

Nonostante tutto, nulla sembrava potesse fermare Berta

Il coraggio e la determinazione di questa donna disposta a mettere a repentaglio la propria vita per proteggere la sua terra traspaiono dalle ultime parole del discorso pronunciato a San Francisco. In esso ribadisce il bisogno di costruire società capaci di coesistere in maniera giusta e dignitosa per la vita, nel rispetto dell’ambiente che ci circonda. Dedicò il premio ricevuto a tutti i ribelli, al popolo Lenca e a tutti i martiri che hanno dato la vita per il bene della natura.

Più l’attivista honduregna spronava il proprio popolo a non cedere, più le minacce di morte si facevano frequenti, sino a culminare in un tragico epilogo.

La notte tra i 2 e il 3 marzo 2016, uomini armati (mandati dalla DESA) irruppero nella sua abitazione a La Esperanza, in Honduras assassinando Berta.

Da allora la banca di sviluppo olandese FMO e FinnFund hanno sospeso il loro coinvolgimento nel progetto Agua Zarca, terminando ufficialmente ogni relazione contrattuale esistente il 6 luglio 2017. Dichiarò che “L’uscita dei finanziatori dal progetto ha lo scopo di ridurre le tensioni internazionali e locali nell’area”. Inoltre aggiunse “è importante che un’istituzione credibile internazionale per i diritti umani possa monitorare la situazione sul campo”.

La battaglia di Berta è stata vinta, ma ad un prezzo troppo alto.

 

Francesca Piano