GARMONT EXPERIENCE

DISTANZA

52 km

GIORNI

2

MASSIMA ELEVAZIONE

2,200 Mt

 Dalla cima più alta della Liguria verso il mare

Dal Monte Saccarello a Rocchetta Nervina.

Nove trekker, tanta voglia di aria aperta, un rifugio, una notte in tenda, stelle, salame e oltre 50 km in 48 ore. Così si può riassumere la prima Garmont Experience di Trip in Your Shoes. Ha coinciso con una forte necessità di allontanarsi per un paio di giorni dal frastuono e dalla fretta della città, per immergere mente e corpo in due giornate di avventura. Certo, la fatica, l’impegno e il sudore non sono mancati affatto, ma del resto si era partiti con intenzioni piuttosto decise.

Il punto di partenza di questa spedizione, compiuta nel pieno dell’autunno, è stato il rifugio Laterza, poco distante dal Monte Saccarello, che con i suoi 2200 metri sul livello del mare rappresenta la cima più elevate della Liguria. E’ lì che abbiamo soggiornato durante la prima notte, ed è da lì che è iniziato il nostro vero trekking, ben prima che sopraggiungesse l’alba.

Dopo aver fissato la sveglia alle 4.30 del mattino, infatti, ci siamo allacciati gli scarponi, abbiamo ultimato gli zaini e abbiamo acceso le torce, pronti per intraprendere un cammino da non sottovalutare per bellezza e paesaggi.

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La prima tappa, di poco superiore ai 30 km,
ci ha fatto scoprire un tratto alpino ricco di natura e di storia

Camminare con il buio intorno, il fascio delle torce davanti ai propri passi, i respiri affannati e il freddo umido che anticipa l’aurora, è un’esperienza che ti riconcilia con la vita. Dovremmo abituarci tutti quanti a vivere più spesso momenti autentici e genuini come questo. Il sonno iniziale ha ben presto lasciato spazio all’adrenalina e all’energia delle prime due ore, che sono procedute a ritmo assai serrato, con diversi chilometri percorsi a gran velocità.
Dal Saccarello, la discesa iniziale è stata secca e in notevole pendenza.

Ma è stato con l’inizio della salita che siamo stati sorpresi dal sorgere del sole: un’emozione indescrivibile. Intorno a noi il mondo sembrava ancora completamente addormentato, avvolto in una luce tenera. La vista spaziava dalle montagne al Mar Mediterraneo, allungandosi addirittura fino alla Corsica, di cui si intravvedevano i profili montuosi. La pausa doverosa ha però dovuto lasciare presto spazio alla concentrazione, per percorrere una strada sterrata che ci ha condotti in maniera piuttosto dolce alle vecchie caserme di Cima Marta. Si trovano poco sotto l’omonima sommità, e fin dal XVIII secolo fungevano da strutture di appoggio militare.
Qui il paesaggio è piuttosto verdeggiante, con la presenza di prati e di pascoli attivi anche nel periodo autunnale.

Il Sentiero degli Alpini: una perla rara

La parte centrale della tappa è stata più impegnativa, caratterizzata da un tratto  esposto ed estremamente panoramico, noto come Sentiero degli Alpini. Consiste in un camminamento “costruito” su pareti rocciose, divenuto strategicamente importante durante le due guerre mondiali, sia nel periodo 15-18, che nel periodo del secondo conflitto. Essendo vicini al confine italo-francese, qui le fortificazioni e le direttrici per il movimento delle unità furono costruite a più riprese.

Oggi, percorrere questo territorio significa anche respirare la storia.
Farlo in un contesto morfologico interessante come quello presso il Monte Toraggio (1973 m.s.l.m.) è sicuramente un plusvalore. Da un punto di vista della difficoltà nel percorso, va segnalata la salita necessaria ad arrivare al Passo dell’Incisa (1684 metri), dove noi ci siamo fermati per consumare il pranzo.

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La seconda tappa: venti chilometri verso
Rocchetta Nervina e i suoi laghetti

Il secondo giorno, alla luce degli sforzi a cui avevamo sottoposto i nostri fisici il giorno precedente, è iniziato con un pò più di tranquillità, seppur di primo mattino. Per tutta la prima parte della giornata, il percorso si è sviluppato su una strada sterrata, che ci ha accompagnati attraverso boschi colorati, pascoli sparsi e punti in cui è possibile ammirare tutta la vallata.

Abbiamo raggiunto Gouta, dove ci siamo fermati per una breve pausa di recupero, prima di slanciarci in direzione dei laghetti di Rocchetta. Si tratta di una serie di pozze d’acqua assai interessanti, originate dal torrente Barbaira in alta Valle Nervia.
L’avvicinamento al corso d’acqua non è da sottovalutare, soprattutto in termini di distanza chilometrica e di tempistiche necessarie: abbiamo impiegato infatti l’intera mattinata per raggiungere l’avvallamento. Questo in prossimità di Rocchetta Nervina si trasforma in una sorta di canyon, godibile per larghi tratti. E’ possibile farsi un bagno rigenerante nelle pozze per gran parte della stagione calda, mentre ad inizio novembre come nel nostro caso la temperatura dell’acqua era particolarmente fredda.

Il tratto finale, pianeggiante e panoramico, non siamo riusciti a godercelo a dovere a causa della stanchezza accumulata nei due giorni di cammino e delle molte ore di sentiero sulle gambe.

Infine, Rocchetta Nervina, la tappa finale della nostra spedizione.
Si tratta di un borgo assai poco conosciuto incastonato tra le montagne dell’estremo ponente ligure. Conta poco meno di trecento abitanti ma nei weekend si popola di trekker e amanti della natura, a causa della rete di sentieri che si sviluppa alle sue spalle. Le case si distribuiscono intorno al torrente Barbaira e sanno dare un’aria elegante al paese, senza tradire le proprie origini medievali.

A livello di calzatura consigliamo di indossare scarponi da montanga, ma ancora meglio sono le scarpe da trekking, essendo un percorso per larghi tratti a fondo duro (tra sterrate e lunghe distanze pianeggianti).

Per dormire noi abbiamo sfruttato come appoggio il Rifugio Laterza la prima notte, prima della partenza, mentre il secondo giorno ci siamo affidati alle tende. I punti adatti per piantarle non sono moltissimi, dunque consigliamo di affidarsi alle mappe e al buon senso. Noi ci siamo fermati presso i prati di Scarassan.

Per questo trekking è doveroso avere con sè i fornelletti, in modo da essere indipendenti per quanto concerne i pasti. Segnaliamo la Fonte S. Martino, che sgorga direttamente dalla roccia e consigliamo di fare rifornimento nei pressi di Gouta.